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La classicità è un luogo della memoria, ma indica anche quanto, trasformandosi, continua a parlare nel tempo: le parole del greco e del latino hanno creato poemi, libri, storie, si sono impregnate dell'esperienza di tutti i giorni; hanno generato teorie e codici non ancora esauriti, in un tessuto connettivo altamente funzionale. Eppure, la perdita della dimensione storica avanza nel contesto scolastico: l'appiattimento sul presente si traduce in scarsa consapevolezza personale da parte dei giovani, e non semplicemente nel crollo degli apprendimenti. Per questo, c'è un insistito bisogno di filtri didattici sagaci, perché l'Antico sia riconoscibile e, soprattutto, fruibile da parte dei ragazzi. In tal modo, la pedagogia e la didattica dei classici sono concepite come una "adozione rovesciata": non sono i padri ad accogliere i figli, ma i figli che vanno a ricercare nel passato i loro padri, come interlocutori a pieno titolo dei problemi del nostro tempo. Il volume, nel raccogliere gli spunti maturati nei certamina oraziani di Venosa, esplora alcune prospettive teoriche e metodologiche, calibrate per il lavoro in classe, e rilancia la centralità del docente, in una relazione feconda, che non manca di emozionare.